2° Incontro – Concimazione, Sovescio, Leguminose e Pomodoro

Durante il 2° incontro abbiamo affrontato il fondamentale argomento della concimazione. Si intende quindi l’apporto di sostanze minerali e/o organiche al terreno allo scopo prevalente di esaltare la funzione nutritiva intervenendo, nel nostro caso, sulla fertilità fisica, chimica ma anche microbiologica. Con questa pratica agronomica si apportano dunque al terreno gli elementi nutritivi (ma anche di fertilità) asportati o depauperati durante il ciclo colturale in modo da permettere il perenne rinnovarsi del processo produttivo senza andare incontro al graduale sfruttamento del suolo. Abbiamo elencato quali sono i macroelementi nutritivi, ossia azoto (N), fosforo (P) e potassio (K) nonché i mesoelementi (cioè elementi nutritivi che vengono utilizzati dalle piante in medie quantità) cioè calcio (Ca), ferro (Fe) e boro (B). Per ognuno di essi abbiamo visto quali sono le loro funzioni all’interno della pianta e cosa accade quando presenti in quantitativi eccessivi o in maniera deficitaria. Abbiamo quindi introdotto la concimazione attraverso la letamazione, cioè lo spargimento di sostanza organica nel terreno, e  la dispersione di alcune tipologie di concimi che apportano diverse quantità, ma soprattutto differenti qualità, di elementi al suolo. In particolare abbiamo parlato del letame e di un’altra pratica agronomica molto importante in un contesto di produzione biologica come il sovescio. Partendo dalla concimazione impiegando letame, abbiamo definito il  prodotto come deiezioni solide e liquide di animali in stabulazione, mescolate a materiali vegetali di varia origine costituenti la lettiera. Il letame possiede un indiscutibile alto valore agronomico. L’utilizzazione di questo prodotto induce molteplici benefici al terreno, primo fra tutti il ristabilire un certo tenore di sostanza organica nel suolo oltre ad apportare un discreta quantità di elementi nutritivi minerali.  La composizione del letame varia in funzione della specie animale che lo produce nonché anche del materiale vegetale (molto spesso paglia o stocchi di mais) con il quale è mescolato. Il letame bovino, viste le caratteristiche chimiche e fisiche possedute, è di gran lunga il più usato. E’ altresì importante usare un materiale ben compostato, maturo, cioè stoccato e lasciato riposare in cumulo per più mesi (6-10 mesi) in modo che una volta sparso ed interrato svolga al meglio le proprie funzioni. Essendo uno dei principali fertilizzanti utilizzati (anche se poco disponibile) è bene spiegare le svariate funzioni che esso assolve quando distribuito nel suolo; il letame quindi come riportato sopra è l’unico fertilizzante in grado di influire in maniera benefica su tutti gli aspetti della fertilità del terreno: fertilità fisica, agendo sulla struttura del terreno, cosa che ha riflessi sulla lavorabilità e sulla capacità di “gestire” meglio l’acqua nel suolo. Fertilità microbiologica, ossia la capacità di nutrire e far crescere quell’insieme di microrganismi essenziali per la difesa dell’apparato radicale delle piante. Fertilità chimica, in quanto agisce come “banca” dove si mantengono disponibili gli elementi nutritivi, che vengono rilasciati gradatamente. I quantitativi sono generalmente di 250-500 q.li/ ettaro. Vuol dire che su un orto di 100 mq, il quantitativo si aggira attorno ai 2-5 q.li. Il letame, va distribuito e subito interrato, lasciando riposare se possibile qualche mese il terreno affinché si amalgami bene col suolo in modo che al momento dell’utilizzo, non si percepiscano più le due frazioni (cioè terreno e letame).

La seconda pratica discussa durante la serata è stata quella del sovescio. Abbandonato per lungo tempo, il sovescio ha riacquistato interesse negli ultimi anni in relazione alla necessità di sviluppare un’agricoltura sostenibile, ovvero un’agricoltura a minor impatto ambientale. Si tratta di interrare una coltura (ad esempio leguminose come il trifoglio o il pisello da foraggio oppure graminacee come la loiessa ma anche colza e facelia – ottimi anche per le far bottinare le api), seminata appositamente perché ad un determinato stadio di sviluppo questa viene tagliata ed interrata, tramite aratura o vangatura. I vantaggi di questa pratica, infatti, sono legati principalmente al mantenimento della fertilità dei suoli agrari ed alla riduzione e talvolta alla cessazione dell’utilizzo di concimi minerali, grazie all’apporto di sostanza organica e di elementi nutritivi contenuti o fissati nel terreno dalla coltura sovesciata. Altri aspetti positivi del sovescio sono l’aumento della biodiversità degli agro-ecosistemi, nonché il controllo delle infestanti e dei patogeni delle colture. Questa può essere una tecnica poco praticabile in un orto famigliare, ma è da tener ben presente, perché talvolta possiamo interrare dei residui vegetali lasciati da un ortaggio appena raccolto e praticare quindi una specie di sovescio, anche se parziale.

Durante l’incontro abbiamo parlato inoltre delle consociazioni, ossia la tecnica di coltivazione che consiste nel seminare o trapiantare nello stesso appezzamento alcune tipologie di piante e sfruttarne le interazioni in fase di crescita, in modo che si difendano dai parassiti, non si ostacolino durante lo sviluppo e richiedano cure agronomiche simili. I vantaggi sono molteplici ad esempio il migliore sfruttamento dei vari strati di terreno (ad esempio coltivando ortaggi con apparato radicale differente). Inoltre otteniamo l’immediato utilizzo dell’azoto fissato da una leguminosa e sfruttato magari da una coltura a foglia. Oltre ad una ottimizzazione dello spazio abbiamo anche il rilascio di alcune particolari sostanze nel terreno e nell’aria che fungono da repellente per alcuni fitofagi (= insetti dannosi).

Durante la seconda parte dell’incontro abbiamo discusso sulla coltivazione delle principali leguminose nell’orto (pisello, fagiolo, fagiolino, fava, cece). Dopo una veloce descrizione della pianta utile per alcuni collegamenti successivi (cioè anatomia del fiore e radici in quanto sito della fissazione dell’azoto atmosferico) abbiamo elencato le principali esigenze climatiche di questa famiglia di orticole, dicendo che si tratta di piante d’origine tropicale e che quindi necessitano di temperature abbastanza elevate (15-25°C) per l’allegagione dei fiori e portare a termine quindi la fruttificazione. Abbiamo descritto sinteticamente le varietà precisando che ne troviamo di nane (= accrescimento determinato), ma anche rampicanti (= accrescimento indeterminato). La parte che si raccoglie è rappresentata dal baccello che viene consumato cotto oppure dal seme contenuto nello stesso che viene raccolto a maturazione cerosa (esempio il pisello) oppure a maturazione completa, cioè secco (alcune varietà di fagiolo).

Per quanto riguarda la tecnica colturale abbiamo inserito le leguminose all’inizio di una rotazione, se così si vuol dire, perché essendo piante miglioratrici possono essere seguite da una coltura a foglia che sfrutta l’azoto fissato. Sono piante abbastanza versatili che si adattano a quasi tutti i tipi di terreno ma si avvantaggiano di quelli sciolti e ben preparati. Le operazioni colturali che più comunemente è opportuno eseguire, sono la sarchiatura, ossia la lavorazione del terreno tra una fila e l’altra allo scopo di eliminare l’erba infestante e quando la coltura comincia ad affermarsi in grandezza è più che mai opportuna una rincalzatura ossia accumulare del terreno sul colletto della pianta allo scopo di sorreggerla ulteriormente.

Le principali avversità di queste piante sono rappresentate dalla peronospora, ruggine e antracnosi, tutte molto ben ostacolate e talvolta controllate da una corretta nebulizzazione sulla vegetazione con soluzione di rame. Per quanto riguarda gli insetti invece, gli afidi e gli acari rappresentano le avversità più importanti. I primi si possono combattere con piretro, quando si notano le prime micro-colonie sugli apici dei germogli. Per gli acari invece, ai primi sintomi (= “bronzatura” leggera sulle foglie), si interviene con lo zolfo.

La seconda coltura trattata in questa serata è stata il pomodoro. Appartenente alla famiglia delle Solanacee è una delle più importanti, conosciute e diffuse piante che trova posto negli orti.  Dopo una sintetica descrizione della pianta, precisando l’esistenza di varietà ad accrescimento determinato ed indeterminato, ci siamo concentrati sulla morfologia, la posizione e l’impollinazione dei fiori. Questi sono portati in una infiorescenza che si accresce dal fusto. Sono orientati verso il suolo per fare in modo che il polline cada e arrivi al pistillo per l’impollinazione.

Sono piante di origine sud-americana, quindi necessitano di temperature elevate per compiere tutto il ciclo vegetativo nonché produttivo. Sono piante annuali, nei nostri climi, che si avvantaggiano di concimazione organica abbondante visto il fabbisogno elevato sia di sostanza organica nel suolo che di elementi nutritivi minerali disponibili durante tutto il ciclo della coltura (ricordiamo l’importanza del calcio per evitare il marciume apicale e del potassio per evitare imbrunimenti delle bacche). Dopo una lavorazione di media profondità (20-30 cm) seguita da operazioni di affinamento del terreno, si possono trapiantare su suolo pacciamato le plantule. Il trapianto avviene in primavera verso metà aprile o comunque quando non ci sono più pericoli di danni da freddo. Le distanze di impianto sono molto importanti, in quanto determinano fortemente la buona riuscita della coltura. Inoltre giuste distanze tra le piante e tra le file evitano fenomeni di competizione tra le piante riducendo gli stress per le stesse che sono quindi meno soggette ad attacchi di patogeni.

Per quanto riguarda le pratiche colturali, ricordiamo la necessità di porre dei tutori soprattutto per le varietà ad accrescimento indeterminato. La sfemminellatura, consiste nell’asportazione dei germogli secondari che si sviluppano dall’ascella delle foglie. Questi vanno eliminati per contenere la vegetazione, evitare un’eccessiva formazione di frutti che difficilmente potrebbero essere sufficientemente nutriti e quindi raccolti. La cimatura è poco praticata e consiste nell’asportazione della parte apicale della pianta (varietà indeterminate) per far cessare l’accrescimento in altezza. Così facendo si anticipa di qualche settimana la raccolta delle prime bacche, in quanto la pianta non dovendo più sviluppare nuova vegetazione, si “concentra” sulle foglie e sui frutti presenti, portandoli a maturazione prima.

La peronospora è il fungo più temuto visti i danni che arreca a tutte le parti della pianta. In presenza delle condizioni ottimali per lo sviluppo di tale malattia, ossia temperature miti (10-20°C) e pioggia basterà nebulizzare sulla vegetazione del rame per evitare lo sviluppo di questo fungo. Gli insetti che colpiscono il pomodoro sono gli afidi, temuti anche per la trasmissione di virus alle piante, ma anche i cimici. Questi due insetti, una volta avvistati sulla vegetazione vanno eliminati con del piretro nebulizzato alla sera sulla vegetazione. Per quanto riguarda gli acari si possono controllare con dello zolfo nebulizzato (possibilmente al mattino).

Written by

Matteo Marzaro: Agronomo a Vicenza. EMail: matteo.marzaro@agricolturabiologica.eu Telefono: +39 334 1099757

3 Comments to “2° Incontro – Concimazione, Sovescio, Leguminose e Pomodoro”

  1. Andrea says:

    Ringraziamo tutti i partecipanti al corso.
    Ricordiamo che i vostri interventi (sia dal vivo che con questi post)sono fondamentali per arricchire le serate. Siamo sempre a disposizione per chiarimenti e approfondimenti.
    Grazie
    Andrea

  2. Gigi says:

    Sono state delle serate veramente piacevoli e utili, spiegazioni chiare e argomenti interessanti.
    Parteciperò anche alla quarta serata, mi piacerebbe sapere se organizzate anche altri corsi.
    Grazie
    Gigi

    • Andrea says:

      Grazie Gigi, siamo lieti che ti siano piaciute le prime tre lezioni ma soprattutto siamo contenti che ti siano anche state UTILI.
      Il nostro obiettivo è proprio questo.. offrire un corso utile, alla fine del corso ognuno saprà organizzarsi e gestirsi il proprio orto.
      Stiamo organizzando altri corsi, orticoltura biologica, frutticoltura biologica, gestione di un roseto.
      Ti invito a tenere controllato il nostro sito dove pubblicheremo le nostre attività.
      Ci vediamo mercoledì
      ciao
      Andrea

Leave a Reply

Message